Imitazione e Disturbi dello Spettro Autistico
L’imitazione è un potente strumento di apprendimento ma è anche un mezzo attraverso il quale gli esseri umani stabiliscono molto precocemente le loro prime interazioni sociali. Attraverso l’imitazione i bambini imparano le regole basilari di ogni forma di comunicazione: l’attenzione all’altro, la sincronia, l’alternanza del turno, la condivisione di un tema e le sue variazioni. E questo ben prima che essi siano in grado di utilizzare il linguaggio per comunicare con l’altro. Quando il neonato ha appena venti minuti di vita mostra la lingua se lo facciamo anche noi. Può anche spalancare la bocca se esageriamo l’apertura della nostra o sbattere le palpebre quando le sbattiamo noi. Il neonato fa tutto ciò, proprio quando vede l’altro farlo. La cosa sorprendete è che i neonati imitano anche ciò che vedono su di uno schermo. Lo stesso vale per l’imitazione nei bambini con autismo. E’ ancora difficile far riconoscere che le persone con autismo sono capaci di imitare e di utilizzare l’imitazione per adattarsi. In questo ritroviamo in primo piano i problemi legati alla definizione di imitazione. Se i bambini con autismo non mostrano imitazione differita, oppure non imitano azioni nuove, allora si dice che non sanno imitare. Il loro repertorio motorio ristretto, le loro difficoltà di attenzione visiva verso le persone, non sono tenute in considerazione ai fini della valutazione delle restrizioni alla possibilità di imitare. Ma sapere che i bambini con autismo sono in grado di imitare ha numerose implicazioni sulla comprensione delle loro competenze e delle loro difficoltà, oltre che sulla loro educazione. L’imitazione può offrire un modo per comunicare con l’altro, senza parole, oltre che permettere di apprendere, una meravigliosa capacità che utilizziamo durante tutta la vita.
Ma per trarre beneficio dell’imitazione non è sufficiente dire si, possono farlo! Occorre trovare il giusto livello da cui partire, adattarsi al livello di imitazione della persona che abbiamo davanti. E per fare ciò occorre averlo valutato. Presso lo studio PsyCare viene somministrato il protocollo di valutazione dell’imitazione di J. Nadel, che permette di valutare l’imitazione spontanea allo stesso modo dell’imitazione su richiesta, e di misurare ugualmente la capacità di riconoscere quando si è imitati. Se i punteggi ottenuti mostrano che queste capacità sono presenti, si potrà pensare di utilizzare l’imitazione per sviluppare la comunicazione non verbale, naturalmente adattandone l’utilizzo alle capacità individuali di ciascun bambino.